Quando hai 17 anni (Quand on a 17 ans) è un film francese del 2016 diretto da André Téchiné.

Sullo schermo si susseguono i trimestri di un anno scolastico intenso vissuto da Damien – 17enne che abita in un piccolo paese dei Pirenei con la madre Marianne, medico, mentre il padre, pilota dell’esercito, si trova spesso in missione all’estero – e da Tom – ragazzo di origine congolese adottato da una coppia che vive in una sperduta fattoria sulle montagne.

Damien e Tom sono il più grande problema l’uno dell’altro: talvolta la relazione è uno scontro fisico e violento, raramente – ma intensamente! – si traduce in uno scambio di sguardi carichi di desiderio.

La madre di Tom rimane incinta e il ragazzo viene invitato da Marianne a trasferirsi da loro per potere frequentare la scuola risparmiandosi il lungo viaggio quotidiano e con maggiore possibilità di concentrarsi. La vicinanza esaspera i rapporti fra i due e anche fra loro e Marianne, e permette la nascita di sentimenti nuovi, imprevisti e coinvolgenti.

Il film non rappresenta però soltanto il classico Bildungsroman – romanzo di formazione – declinato in versione omosessuale: questo tema, seppur presente, si intreccia con quelli altrettanto importanti del coming out, della filiazione (biologica o adottiva) e anche dell’imprevedibilità della morte.

La cornice è sempre quella familiare ma, ovviamente, si tratta di un modo di intendere la famiglia non tradizionale: il legame non è necessariamente di sangue, ma anzi ciò che diventa irrinunciabile è affetto e condivisione del dolore e della paura.

Il regista Téchiné scruta con grande raffinatezza il caleidoscopio dei sentimenti umani e restituisce allo spettatore una visione filtrata attraverso gli occhi dei due giovani.

La cura del dettaglio è gestita mirabilmente, attraverso il dialogo, le immagini e, soprattutto, le inquadrature.

Le parole utilizzate sono poche, scelte per la loro semplicità che, però, porta insieme anche potenza evocativa e apre un mondo che lo spettatore può decidere di abitare e arredare, inserendosi nelle maglie della narrazione.

La paura di essere diversi unita alla volontà di autodeterminarsi è il filo rosso che attraversa la proiezione e avvolge anche lo spettatore, coinvolgendolo in dinamiche delicate e fondamentali non soltanto per i protagonisti ma anche per la propria vita.

 

 

Massimiliano Bertelli