Sempre più spesso si sente parlare di teorie di gender senza avere informazioni chiare e univoche. Guardando su internet mi è capitato di leggere l’intervista di Don Antonio Sapuppo in cui tra le altre cose asseriva che lo scopo di tali teorie fosse quello di “annullare il concetto di genere biologicamente determinato”, per “stabilire l’uguaglianza tra i sessi, e per farlo devono annullare le differenze”. Ho voluto citare queste frasi dell’intervista, perché mi hanno colpito molto e vorrei spiegare meglio tali concetti.

Innanzi tutto mi sembra essenziale spiegare cosa si intende per “genere”; Money nel 1955 distingue:

  • Identità di Genere: che riguarda il persistente identificarsi come uomo o donna

e

  • Ruolo di Genere: espressione esteriore del porsi come uomo o donna secondo quei comportamenti imposti direttamente o indirettamente dalla società.

Basandoci solo su tale definizione i dubbi di Don Sapuppo sembrano essere fondati, ma non bisogna sottovalutare la differenza tra sesso e genere già descritto da Stoller nel 1968, ove distingue la parola sesso, per la connotazione esclusivamente biologica (per cui si può essere maschio, femmina) e la parola genere, la usa per definire maggiormente gli aspetti psicologici e culturali (uomo o donna).

Possiamo notare come sesso e genere per quanto nella maggioranza delle persone sia congruente, non parliamo assolutamente della stessa cosa. Diversi autori come: Money, Doorn ed Ettner (citati in Dèttore 2005), ci sottolineano come il genere non sia unipolare ma che ogni essere umano contenga ed esprima parti sia “femminili” che “mascoline”, e che la predominanza di una sull’altra possa determinare l’identità di genere della persona.

Dopo le definizioni per un linguaggio comune, voglio descrivervi il processo di acquisizione dell’identità di genere, che inizia già prima della nascita e continua lungo il corso della vita di donne e uomini. Partendo dalla ripartizione classica del sessuologo Bancroft (1989), dove nello sviluppo sessuale possiamo distinguere otto livelli di definizione del genere e del sesso:

  1. Cromosomi (sesso cromosomico e genotipico);
  2. Gonadi (sesso gonadico);
  3. Ormoni;
  4. Organi sessuali interni;
  5. Genitali esterni e caratteristiche sessuali secondarie (sesso fenotipico);
  6. Il genere assegnato alla nascita (sesso legale o anagrafico);
  7. L’identità di genere;
  8. La differenziazione sessuale del cervello.

Questi livelli si susseguono ad eccezione dell’ultimo che si sviluppa, a partire dal terzo livello, in parallelo con gli altri. Possiamo, quindi, facilmente notare come l’identità di genere sia data da tutti i vari livelli, costituendo la collaborazione “natura-cultura”.

È verso i 2-3 anni, che i bambini prendono coscienza della propria identità sessuale e contemporaneamente iniziano un processo di apprendimento e interiorizzazione delle funzioni che la società considera proprie del maschio e dalla femmina (ruolo di genere), contribuendo alla polarizzazione del genere attraverso la produzione e/o riproduzione di stereotipi e luoghi comuni.

Verso i 4-5 anni si inizia da acquisire la stabilità di genere, cioè si comprende che il sesso è invariabile (se sono maschio, ero maschio e lo sarò i futuro),  a 6-7 anni si costituisce la costanza di genere, per cui il sesso rimane uguale a dispetto del ruolo di genere assunto (quindi che il sesso non varia al variare dei “vestiti”).

Quando parliamo di ruolo di genere dobbiamo tenere sempre presente che sono stati distinti i:

  • Comportamenti tipici del sesso, che sono atteggiamenti riscontrabili in entrambi i sessi, ma con una frequenza diversa.
  • Comportamenti specifici del sesso, che sono invece limitati ad un solo sesso.

Tali comportamenti non derivano dal semplice sistema educativo, in quanto, anche quando con l’educazione si cerca di evitare differenze sessuali, esse si sviluppano ugualmente.

Esempi:

  • nella cultura del kibbutz, i giovani, con la rivoluzione femminista, erano stati educati in modo egalitario per eliminare i tradizionali ruoli sessuali. A ciò avvenne una contro rivoluzione femminista in modo da ritornare allo schema della famiglia tradizionale;
  • a causa di un difetto genetico, che si riscontra in tre villaggi della Repubblica Domenicana, durante lo stato embrionale la carenza di un enzima, nei maschi, impedisce la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. Dato ciò soggetti geneticamente maschi nascono con i caratteri genotipici femminili, ma durante la pubertà grazie al testosterone secreto dalle gonadi, lo sviluppo sia fisico che comportamentale assume caratteristiche maschili, anche se cresciuti come femmine.

Come abbiamo detto nella maggioranza dei casi il sesso è congruente con l’identità e il ruolo di genere, ma non è una certezza. Quando sesso e genere non collimano si parla di transgender. Tra i transgender ci sono persone che vivendo il proprio sesso come inconciliabile con il proprio genere, chiedono la riattribuzione chirurgica del sesso, i transessuali.

Questi soggetti per poter ottenere l’agognata congruenza tra sesso e genere devono: sottoporsi a perizia psicologica per valutare l’assenza di psicopatologie che possano portare ad un intervento non solo inutile ma anche per certi versi pericoloso; affrontare una cura ormonale non scevra di rischi; subire il giudizio sociale (affrontato dalla maggioranza dei transgender), correlato spesso con problemi a trovare lavoro e sostenendo delle spese non indifferenti.

Quando si parla di teorie di gender, infine, si tratteranno, in modo più o meno dettagliato, questi e magari altri punti, non allo scopo di eliminare le differenze, ma con l’obiettivo dell’integrazione tramite la comprensione, non solo dei termini ma soprattutto della persona, a prescindere dal mero aspetto biologico.

Riccardo Bazzano

fonte immagine: iwf.org