Spesso sentiamo parlare di “coming out” o “outing”, ma cosa si intende con questi termini?

Con il termine coming out si indica uno svelamento. Esso si configura come un processo nel quale l’individuo prende consapevolezza delle sue preferenze affettive e sessuali e le integra nella sua vita.

Ancora oggi nella cultura occidentale vengono considerate accettabili solo due modalità di presentazione sessuale: maschile o femminile, a seconda dell’aspetto esteriore del corpo biologico. La percezione del proprio sesso è una componente fondamentale dell’identità umana, ma non sempre il sesso biologico e il ruolo di genere, il comportamento sessuale e il riconoscimento sociale sono in pieno accordo. L’omosessualità oggi viene definita come una possibile variante normale e sana della sessualità umana (a fianco dell’eterosessualità e della bisessualità) che gli individui possono sperimentare e in cui possono riconoscersi nel corso della propria vita.

Il significato dell’espressione coming out è cambiato nel corso del tempo: durante gli anni trenta con questo termine ci si riferiva al momento in cui una persona si rendeva conto di provare un’attrazione per qualcuno dello stesso sesso o nel momento in cui aveva con questi un’esperienza sessuale; successivamente, intorno agli anni della Seconda Guerra Mondiale, con il termine coming out si è fatto riferimento al momento in cui una persona iniziava a socializzare con la cultura LGBT.

Oggi per coming out si intende l’accettazione del proprio orientamento sessuale, un’identificazione con la cultura LGBT e la pubblica affermazione della propria identità gay o lesbica. Rappresenta un processo attraverso il quale l’individuo diventa consapevole delle sue preferenze affettive e sessuali, e sceglie di integrarle nella sua vita, è quindi un cammino di apertura. Non si tratta solo di un aspetto esteriore di comunicazione, ma dell’affermazione della propria identità.

Nel momento in cui un/una figlio/a gay o lesbica raggiunge tale consapevolezza, comincia ad inviare dei chiari segnali ai propri genitori, sia in termini di comportamento che di atteggiamento; tuttavia tali segnali il più delle volte vengono ignorati dai genitori. Così, succede che lo svelamento può prendere le forme di un “agito” (ad es. un diario lasciato inavvertitamente sulla scrivania), oppure può avvenire durante una discussione o in un periodo di particolari conflitti, o ancora, i genitori possono essere informati dell’omosessualità del figlio/a da altre persone ed in quest’ultimo caso si parlerà di outing.

Nella maggior parte dei casi, invece, vi è un tacito “consenso” sull’argomento: tutti i membri della famiglia sanno, ma nessuno parla. Informare i genitori del proprio orientamento sessuale rappresenta un evento benefico per la salute psicologica degli individui, per l’autostima, nonché per il buon funzionamento della loro vita di coppia.

Attraverso il coming out le persone gay e lesbiche hanno la possibilità di rompere quella cortina di silenzio che circonda l’omosessualità, sia per creare rapporti familiari più autentici, sia per essere riconosciuti come persone aventi dei diritti sul piano della legge. Come vediamo, il coming out si configura come un processo a volte difficile, in cui variabili psicologiche, culturali e sociali potrebbero contribuire a ostacolare il processo di svelamento per i gay e le lesbiche. Nonostante spesso si presentino questi ostacoli è importante sottolineare come il superamento del processo di svelamento sia una condizione fondamentale per il benessere delle persone gay o lesbiche.

 

Enza Castelluzzo