L’acronimo LGBT, che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, entrato in uso dalla fine degli anni ottanta, è ormai parte del lessico comune e viene oggi largamente utilizzato su scala internazionale (nella versione inglese che sta per lesbian, gay, bisexual, transgender) sia sul web, che sui giornali e su tutte le principali piattaforme di comunicazione pubblica.

A partire dagli anni novanta, d’altra parte, la vivacità del dibattito e dell’elaborazione all’interno della comunità stessa ha contribuito a far emergere il bisogno di affermare la propria identità sessuale in senso più generale, nel rispetto di tutte le sue possibili sfumature e varianti e nella convinzione che la comunità stessa debba essere uno spazio aperto, accogliente e curioso verso le differenze i cui confini disegnano una frontiera mobile, in costante ridefinizione anziché un recinto chiuso ed escludente.

 

L’acronimo ha cominciato a estendersi. Q per queer, o per questioning (persona che si sta ponendo domande circa il proprio orientamento o la propria identità sessuale), I per intersessuale (intersex), A per asessuale (asexual). Si sono poi aggiunti termini mutuati da culture diverse come ad esempio Two-spirit, proprio della tradizione dei nativi americani, o Hijra, delle culture dell’Asia del sud.

Le definizioni hanno continuato a moltiplicarsi (pansexual, demisexual, agender, genderfluid, genderqueer, nonbinary, polyamorous, polyromantic… solo per citare alcune tra le più diffuse) a indicare un bisogno di spazio e di auto-affermazione della propria specificità e unicità che a qualcuno può sembrare divisivo o capriccioso ma che ha sicuramente il pregio di stimolare la curiosità e il dialogo, e forse anche di aiutarci a esplorare la complessità e la ricchezza delle nostre stesse identità e dei nostri stessi desideri.

Dare un resoconto aggiornato di questa lista è diventata un’impresa impossibile e forse anche inutile, come lo è la pretesa di mappare e cristallizzare un universo in continuo divenire in cui le “etichette”, sempre nuove e spesso più mobili che in passato, costituiscono principalmente uno strumento per aprire uno spazio di dialogo e contribuire alla costruzione di un processo inclusivo per definizione mai concluso.

È proprio accogliendo questo invito che, con l’aggiunta del “+”, anche noi vogliamo riaffermare l’apertura di questo spazio a tutte le possibili, infinite costellazioni di favolosità che risplendono intorno a noi e dentro di noi e arricchiscono ogni giorno l’inesauribile bellezza del nostro unico cielo.

 

La Redazione